Nel mio lavoro ormai da anni mi rendo conto che in determinati periodi sbocciano tutti insieme progetti con linee guida comuni, inerenti a un particolare settore, o basati su una specifica innovazione tecnologica.
Questo, chiaramente, succede perché noi tutti viviamo nello stesso contesto socio-economico, assorbiamo stimoli e idee che ci portano verso una determinata direzione, spesso in modo del tutto inconsapevole. Siamo quindi portati a maturare idee di business simili nello stesso momento: non si tratta per forza di emulazione, ma spesso i nuovi business model nascono in parallelo da persone che sono arrivate a maturare un’idea simile in modo del tutto autonomo e spontaneo.
Questo meccanismo è particolarmente positivo se, come mi sto accorgendo in questo preciso momento storico, le idee che mi capita di intercettare viaggiano tutte verso la sostenibilità ambientale.
Vogliamo dire che il Green sia di moda? Ben venga, se per una volta il trend ci porta verso stili di vita e di consumo consapevoli a e basso impatto sull’ambiente!
La mia prima esperienza con la moda sostenibile
La mia prima incursione nel mondo della moda sostenibile è avvenuta dieci anni fa, quando ho avuto l’opportunità di lavorare al business plan di Tee-Share promosso da Francesca Mitolo, un progetto di unione tra arte e moda sostenibile che parte dalla rielaborazione di un capo basic: la t-shirt. Francesca lavora solo con laboratori italiani, cooperative e comunità, ed utilizza esclusivamente materiali a basso impatto ambientale come il cotone organico certificato GOTS, i tessuti di fine serie e materiali riciclati.
Questa ragazza piena di entusiasmo è anche fondatrice e Presidentessa di Ren Collective, un’associazione nata nel 2018 che ha come mission il supporto di fashion brand, designer, studenti, micro imprese e professionisti nello sviluppo di pratiche sostenibili all’interno della propria attività per contribuire alla diffusione di buone pratiche di moda responsabile, attraverso ricerca, divulgazione di innovazione e dialogo con le istituzioni. L’Associazione conta oggi centinaia di iscritti da tutta Italia.
Progetti su cui sto lavorando adesso
Dallo scorso ottobre ad oggi mi è capitato di portare a termine un bellissimo progetto di un Concept Store Green, che aprirà a breve vicino a Torino e che proporrà abbigliamento, cosmetica, prodotti per l’igiene personale ed accessori realizzati in modo totalmente sostenibile, sia dal punto di vista ambientale, che delle politiche del lavoro (non vi posso dare ulteriori dettagli prima dell’apertura ufficiale per ragioni di privacy).
In questo momento sto lavorando anche al business plan di due giovani designer che intendono intraprendere due attività differenti, ma con molti punti in comune.
Un ragazzo, attualmente basato a Londra, che realizza artigianato artistico con materiale di recupero. In particolare utilizza scarti di frutta e verdura, vecchi tappeti e moquette per realizzare oggettistica e complementi d’arredo che si inseriscono a pieno titolo nel mercato internazionale del collectible design.
Una ragazza che intende realizzare una linea di abbigliamento costituita da capi ed accessori concepiti per risultare senza tempo e oltre i trend stagionali, con un design innovativo e modulare per la creazione di capi adattabili a diverse stagioni e occasioni d’uso.
I materiali utilizzati saranno di origine naturale e certificati, per garantire le migliori prestazioni ambientali e sociali, oppure fine rotolo o “deadstock”, tessuti che altrimenti verrebbero gettati o abbandonati nei magazzini con uno spreco enorme di risorse preziose.
Glocal Factory
La produzione di questa linea di abbigliamento avverrà presso una sartoria sociale, che offre occasioni di lavoro sicuro ed equo a donne provenienti da contesti svantaggiati: ho avuto la fortuna di incontrare questa ragazza proprio in occasione di un corso sul Business Model Canvas che ho tenuto alla fine dell’anno passato per Glocal Factory di Torino.
Si tratta di una nuova idea di impresa sociale, dedicata alla valorizzazione dei saperi artigianali e delle conoscenze professionali. Glocal Factory è un progetto di Liberitutti: si tratta di uno spazio che accoglie artigiani e giovani professionisti, ne valorizza le competenze e le capacità imprenditoriali, li mette in rete, accompagna e supporta. Glocal Factory è un cocrafting, uno spazio condiviso e attrezzato con macchinari professionali, dove poter essere parte della community, produrre, usufruire dei servizi o crearne di nuovi condividendo il proprio know how.
Il mercato è caldo?
Facendo un po’ di ricerche, per capire se i progetti che seguo abbiano una collocazione sul mercato, mi sono resa conto che il trend del settore “sostenibilità” è in forte crescita: secondo il 7° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile (ricerca effettuata da LifeGate nel 2021), il tema della sostenibilità si traduce in azioni concrete per il 75% della popolazione italiana, evidenziando come il coinvolgimento non si sia arrestato con l’attuale crisi sanitaria, ma sia cresciuto del 3% rispetto all’anno precedente.
In Italia, sempre secondo l’indagine di LifeGate, l’89% degli intervistati è convinto che sia necessario che i grandi marchi si attivino per produrre beni e packaging sostenibili e l’84% pensa che le aziende debbano attivare percorsi di sostenibilità a lungo termine.
Nella scelta dei prodotti da acquistare la percezione che hanno i consumatori sul grado di sostenibilità di un’azienda è data dalle informazioni trasparenti (35%), dal controllo dell’intera filiera produttiva (28%), dal rispetto dei diritti dei lavoratori (24%) e dalla presenza di certificazioni/loghi sostenibili (24%).
Anche lo studio condotto da EY e SWG conferma che, per il 72% dei consumatori, le aziende debbano proporsi come leader nel guidare le azioni positive verso l’ambiente e la società: ci si aspetta infatti un comportamento più etico verso i lavoratori e la comunità (84%), una produzione sostenibile (82%), la scelta di fornitori con alti standard di sostenibilità (84%) e maggior trasparenza (85%); in questo studio, nel rapporto con il brand, la percezione dell’eticità è data dalla qualità (46%), al giusto prezzo (45%) e, a cascata, dai diritti dei lavoratori, dipendenti e fornitori (34%).
Una quota crescente di consumatori vuole acquistare in modo sostenibile, ma ha bisogno che le aziende lo rendano possibile. La maggior parte dei cittadini non può permettersi di pagare di più per la sostenibilità o addirittura si vede costretto a dover rinunciare alla qualità di ciò che acquista. Inoltre, molti di quei consumatori che sono disposti a fare una scelta più etica non hanno accesso a prodotti che riflettano i cambiamenti dei loro valori e le loro preferenze.
Il consumatore LOHAS
Negli ultimi anni, il green marketing è però arrivato ad identificare il “consumatore sostenibile” con il termine LOHAS (Lifestyles of Health and Sustainability): i consumatori responsabili hanno stili di vita salutari e sostenibili, sono generalmente individui con alti livelli di apertura mentale, sono scrupolosi, perseveranti e disciplinati, hanno una personalità assertiva e la tendenza ad essere attivamente impegnati. I consumatori LOHAS adottano una pluralità di pratiche sostenibili: sono amanti dell’ambiente e sono pertanto preoccupati per la crisi climatica e ambientale. Adottano la pratica del consumo critico, prestando attenzione a tutto il ciclo di vita dei beni che intendono acquistare; hanno comportamenti virtuosi nello smaltire i rifiuti e prediligono prodotti confezionati con imballaggi riutilizzabili, riciclati, riciclabili o con certificati sulle prestazioni ambientali.
Si attivano nel quotidiano per ridurre il consumo di plastica, utilizzano energie rinnovabili ed evitano sprechi di acqua, energia e altre risorse naturali; sono pertanto attenti a che anche le aziende facciano un uso responsabile delle risorse, che diano informazioni chiare riguardo i prodotti, sulla natura e la provenienza delle materie prime utilizzate, che dispongano di certificazioni e/o loghi sostenibili e che siano carbon neutral o compensino la CO2 emessa per la realizzazione del prodotti. Sono generalmente disposti a pagare di più per prodotti sostenibili.
Conclusioni
In conclusione, in questo periodo sono davvero motivata nell’aiutare questi favolosi millenials a dare il proprio contributo per un mondo più pulito e più sano, senza dimenticare il diritto delle persone di avere un lavoro stimolante, sicuro e pagato equamente. Se poi questa combinazione crea delle imprese che si sostengono economicamente, creando una nuova generazione di piccoli imprenditori sostenibili, l’obiettivo può dirsi davvero raggiunto!